Intervista a Elisabetta Villaggio – scrittrice, consulente e autrice di programmi televisivi.

Elisabetta Villaggio

Amici di “Donne con le gonne” oggi è con noi una scrittrice, consulente e autrice di programmi televisivi per Rai Mediaset e La7, oltre che regista di alcuni cortometraggi, lei è Elisabetta Villaggio.

Televisione, cinema e romanzi: ci potresti raccontare il tuo percorso e come ti sei avvicinata a questo mondo?

La televisione è il primo vero lavoro ufficiale. Ero molto giovane, mi sono avvicinata tramite mio padre. Ho fatto la volontaria in un programma, come più o meno tutti cominciano, delle comparsate e quando ero molto giovane. A sedici – diciassette anni, durante le vacanze estive, ho fatto l’aiuto costumista in dei film. Ho vissuto un po’ di anni in America, ho iniziato a lavorare lì e quando sono tornata in Italia, ho cominciato a lavorare in televisione.

Ho lavorato con diverse reti, facendo più o meno di tutto, aiuto regia, autrice, regista di filmati. Per un po’ di anni ho lavorato con la Disney in un programma per bambini e ho fatto la regista dei filmati esterni. Quell’esperienza è stata divertente perché ogni anno ci mandavano al parco di Parigi, al parco di Orlando in Florida. Ho fatto delle cose in teatro, scritto dei libri e realizzato dei corti.

Prima hai accennato agli Stati Uniti, hai studiato e vissuto per 5 anni a Los Angeles che ti avranno lasciato qualcosa. Cosa hai portato con te di quella esperienza?

A Los Angeles ho fatto un corso alla USC, l’University of South California su cinema e televisione. Beh, indietro ho portato un figlio e ho imparato l’inglese, in quanto l’inglese che conoscevo era quello scolastico. Prima in Italia le lingue erano insegnate molto male, non so adesso!

In America abbiamo sentito parlare del movimento “me too”, un terremoto nel jet-set americano. Cosa succede da noi? Posizioni di potere, salari e ruoli privilegiano gli uomini come hanno denunciato le donne in America?

Di sicuro la nostra è una società maschilista e non parlo solo di quella italiana. Certo negli ultimi cento anni, dalla prima guerra mondiale in poi sono nati diversi movimenti, sono nate le suffragette, le cose sono molto cambiate, grazie appunto all’impegno delle donne. Rispetto all’epoca di mia madre, ci sono più donne in politica o nei posti lavorativi, con un ruolo però sempre subalterno. La cosa più importante è che quando le donne raggiungono certe posizioni, non devono scimmiottare gli uomini, questo secondo me è fondamentale, devono dare una propria visione.

Uomini e donne per fortuna sono diversi, non sto dicendo meglio o peggio, però diversi e la diversità è sempre qualcosa in più, che può aggiungere. Se fossimo tutti uguali diventerebbe tutto di una piattezza noiosissima tra l’altro. Certo, non esageriamo neanche, se uno mi fa un complimento non volgare, son contenta, non vedo perché non farlo, anzi io sono la prima a farlo sia a maschi che femmine. Stiamo attenti a non esagerare anche in quello. Una donna può andare vestita come le pare e questo non vuol dire che debba essere mira di sbeffeggiamenti, insulti o ancora peggio palpeggiamenti. Cerchiamo di usare l’intelligenza.

Durante la tua carriera hai realizzato alcuni cortometraggi, uno di questi è “Taxi”, selezionato alla Mostra del cinema di Venezia. Ci racconteresti di cosa parla?

“Taxi” è la storia di una donna che sale su un taxi per andare a un appuntamento. Durante tutto questo percorso abbastanza lungo attraverso Roma, racconta al tassista, che a malapena le risponde la storia d’amore con quest’uomo di cui lei si lamenta un po’. Si lamenta, racconta, racconta sino a che arriva a destinazione. Scende, viene abbracciata da un uomo, che è Luca De Filippo, tutti pensano che ovviamente sia l’uomo in questione, col quale ha fatto pace. L’immagine si allarga e vediamo che è andata al funerale dell’uomo di cui si lamentava.

Hai realizzato anche un documentario sul tuo padre, Paolo Villaggio, come è stato farlo e se posso chiederti, quali consigli ti ha dato quando hai deciso di entrare in questo mondo?

Mi ha detto di andare avanti completamente da sola. Lui era uno che non credeva alle raccomandazioni, mi ha detto di lavorare e di darmi da fare. Lavorare con lui è stato più complicato che lavorare con estranei, era uno molto giudicante soprattutto con i familiari, quindi ero un po’ tesa. Abbiamo fatto delle riprese qui a casa mia, in terrazza: io e mio fratello riprendevamo e mio figlio, che all’epoca era molto giovane, lo intervistava. Poi lui stava portando uno spettacolo teatrale in giro e sono andata un weekend a Genova. Siamo andati in giro per la città, dove gli ho fatto altre riprese e anche lì è stato molto complicato.

Parliamo ora di libri: da Mustang Rossa a Marilyn a La vita Bizzarra e Poldina, sebbene in chiavi diverse, tutte presentano dei personaggi femminili. Ci racconteresti come sono nati e se c’è in qualche modo un legame fra di loro?

Personaggi femminili perché essendo donna penso venga spontaneo, trovo più empatia con le donne e mi viene più semplice raccontare un po’ più i meandri, i grigi.

Marilyn è un personaggio che mi ha sempre attratto come donna. Una che viene da una certa povertà, da una famiglia sconclusionata, la madre era pazza, è cresciuta in case famiglia, neanche adottata, presa in affido per dei periodi e trattata malissimo. Poi queste famiglie che la prendevano, in realtà lo facevano per avere dei soldi in più dallo Stato della California. Con una grandissima volontà è riuscita a imporsi, è riuscita a creare il suo personaggio, a diventare qualcosa.

Le altre due storie, sia “La vita bizzarra” che la “Mustang rossa” raccontano entrambe di un’amicizia di due donne. “La vita bizzarra” parla di due bambine che si conoscono a Roma nel 1969, un anno particolare perché l’uomo era andato sulla luna, per cui si pensava che tutto o quasi potesse succedere. Era un periodo di grande rivoluzione, di grandi aspettative da parte di tutti, proprio per questa conquista, come quando Cristoforo Colombo ha scoperto il nuovo mondo, come quando Marco Polo è arrivato in Cina.

Queste due bambine vanno avanti con la loro vita: viene raccontata l’adolescenza, la giovinezza, fino ai primi anni dopo il liceo. Poi, per una serie di eventi anche molto drammatici, si separano, fino a quando avranno cinquant’anni e grazie alle moderne tecnologie, Facebook, si trovano. Entrambe vanno all’appuntamento molto timorose, perché non sanno come reagire, mentre invece viene fuori la grande amicizia. La grande amicizia diventa quasi una parentela, soprattutto quando è un’amicizia che parte dagli anni giovanili.

Mentre in “La Mustang rossa” c’è un’amicizia tra due donne molto diverse, che si svolge a Los Angeles nell’arco di tre settimane, nel 1988. Entrambe hanno poco meno di trent’anni: Maria è una ragazza povera, messicana, illegale, con due figli piccoli che deve mandare avanti la famiglia e che cerca di imporsi in una Los Angeles che sembra un posto molto facile, perché c’è il sole, tutti sono sorridenti, vanno in spiaggia, in realtà è un posto molto duro.

L’altra è europea, mezza londinese e mezza parigina, molto ricca, che va a Los Angeles per scappare da una famiglia anaffettiva, per cercare una sua dimensione e per imporsi. in quanto vuole fare videoclip musicali. Tra l’altro gli anni Ottanta rappresentano la nascita e lo sviluppo dei videoclip. Si incontrano casualmente in uno studio di produzione dove la messicana lavora al bar e l’altra vuole realizzare il suo videoclip. Tra queste ragazze molto diverse si crea subito empatia, un percorso di poche settimane che racconta la loro vita e vari avvenimenti drammatici che poi scopriremo…

Nel film “Luna e le altre”, Luna scrive una lettera ad alcune sue ex compagne di scuola, per ricordare una promessa fatta vent’anni prima, ovvero quella di ritrovarsi lì, esattamente vent’anni dopo. Ancora una volta la presenza delle donne e i legami che le uniscono. Nella tua esperienza hai trovato più donne complici o più avversarie?

Più complici per fortuna, ho tante amiche con le quali siamo legatissime che diventano parenti.

Solitamente concludo queste chiacchierate con una domanda: quale messaggio vorresti dare alle donne di domani?

Alle donne di domani, ma anche a quelle di oggi, vorrei dire di creare una vostra indipendenza economica e lavorativa, perché quello è fondamentale, vi dà la libertà. Poi di andare sempre a testa alta e di usare l’intelligenza. Per carità essere anche carine, mica bisogna andare in giro brutte e con i capelli stinti, ma usare l’intelligenza, anche nel mettersi carine, seguendo il proprio aspetto e non le mode.

Se vi va di sentire l’intervista, vi invito a cliccare sul seguente link:

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