Intervista a Semira Ragana – Doula, insegnante yoga e presidente dell’Associazione Ciatu Meu.

Cari amici di “Donne con le gonne”, ospite di questo primo appuntamento è Semira, doula, insegnante yoga e presidente dell’Associazione Ciatu Meu.
Sentiamo ancora, di tanto in tanto, un vecchio proverbio frutto di un retaggio culturale sessista: “chi dice donna, dice danno”. Se io ti dico donna, tu cosa mi dici?
È una delle questioni più dibattute nella storia delle donne e del pensiero femminista, a cui è impossibile dare una risposta, perché si apre a una pluralità di significati. Secondo me, la donna è il risultato di una cultura, è una costruzione sociale che nel tempo si è sedimentata ed è stata inserita in dei ruoli precisi, che l’hanno confinata in un ruolo domestico, che la vede riproduttrice di essere umani, ma la donna è anche tanto altro. Come dice Simone De Beauvior, donne non si nasce, ma si diventa.
Cosa rappresenta per te essere doula e come ti sei avvicinata a questa figura?
Intanto vorrei iniziare spiegando chi è la doula, ovvero una figura professionale che si occupa del sostegno emotivo e del benessere della coppia e della donna, dal concepimento fino al primo anno del bambino. È una facilitatrice della nascita e della genitorialità, è una figura che crea una rete attorno alla donna e al padre, colmando il vuoto che viviamo nella nostra contemporaneità, caratterizzata da una società molto atomizzata, fatta di famiglie nucleari, dove è andato a perdersi il “villaggio”, il sostenersi tra donne. Ci ritroviamo, così, a essere genitori meno esperti, soli e impauriti. La doula è la madre della madre, che accompagna e sta accanto, senza giudizio, senza necessariamente dare dei consigli, stando in ascolto e facendo in modo che i genitori abbiamo la loro esperienza.
Lo abbiamo introdotto prima, tu sei anche presidente dell’Associazione Ciatu Meu. Come è nata questa idea e a cosa ti sei ispirata ?
Ciatu Meu nasce per creare un punto di riferimento, una casa per le famiglie e per gli individui in generale, uno spazio in cui lavorare sulla propria consapevolezza. Prendo ispirazione da altre realtà associative italiane e presenti anche nel resto del mondo. L’idea è quella di accompagnare le famiglie dal concepimento fino ai primi anni del bambino.
Quali sono le attività di questo contenitore?
Le potremmo riassumere in tre macroaree: una si occupa di sostegno e accompagnamento alla genitorialità, una si occupa di yoga per tutte le età (bambini, adulti, in gravidanza, terza età) e un’area dedicata ai bambini.
E gli uomini trovano spazio in questo contenitore?
Il progetto iniziale è nato con l’intenzione di un’inclusività maschile, soprattutto per l’accompagnamento alla genitorialità e alla nascita, perché si è capita l’importanza della figura maschile in questo processo e di quanto l’uomo abbia bisogno di essere sostenuto. È sempre stato escluso, non è mai stato considerato parte della nascita e invece anche lui ha bisogno di “accompagnamento”, di capire, di elaborare tutto ciò che sta avvenendo in lui e nel suo diventare padre. Nella pratica è molto difficile, perché è una cultura in trasformazione e in cambiamento. Abbiamo una maggiore presenza nello yoga, piuttosto che nell’accompagnamento alla nascita, però questo è il nostro obiettivo, riuscire a fare dei cerchi con i papà.
Qual è il tuo rapporto con l’essere donna, lavoratrice, madre, compagna…riesci a coniare insieme questi ruoli e c’è un ruolo che preferisci, in cui ti rivedi di più?
Come accennato all’inizio, è importante uscire dalla divisione di questi ruoli segmentati, che ci frammentano. Vorrei essere tutto, nonostante nella nostra società sia molto difficile per una donna, perché ci hanno sempre messo nella condizione di dover scegliere tra la libertà e l’amore. Nel momento in cui si sceglie la famiglia, bisogna fare I conti con la difficoltà di potersi realizzare lavorativamente. La mia difficoltà e penso quella di tutte, è riuscire ad essere presenti in tutte le relazioni che abbiamo, perché è quello che ci fa stare bene, in equilibrio e realizzate. Quindi per me, sì, è necessario coltivarle tutte per sentirmi in equilibrio.
Lasciamoci con un messaggio rivolto alle donne di un domani non troppo lontano, a quelle che potrebbero essere le nostre figlie e le amiche delle nostre figlie.
Sognare in grande, uscire da ruoli e compiti che ci hanno fatto credere essere solo relegati all’ambito femminile, di ascoltarsi e di riuscire anche a rompere delle strutture, condividendo con gli altri, con le persone che amiamo, quello che ci accade dentro, che sentiamo, senza paura di essere giudicate e continuando nei nostri sogni, parlando con gli uomini, perché poi non siamo così diversi, siamo tutti individui vulnerabili, che hanno bisogno di essere ascoltati e amati. Il cambiamento viene da noi, dalle basi, per cui anche riuscire a far cucinare gli uomini è una piccola rivoluzione!
Se vi va di sentire l’intervista, vi invito a cliccare sul seguente link:
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